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le 13 cime

  • 13 cime
  • la salita
I primi due giorni di traversata tutto ok. Primo giorno dal Gavia al Meneghello, secondo giorno dal Meneghello al Vioz. Il terzo giorno partiamo col bel tempo, ma poco prima di guingere sul Palon de la Mare viene su vento, nebbia e neve. Riusciamo con l'aiuto della bussola a raggiungere il biv. Colombo. Restiamo tutto il giorno e la notte in bivacco, senza cibo e con poca acqua. La mattina seguente col cellulare chiediamo informazioni al Casati; ci dicono che il tempo dovrebbe migliorare e che il percorso non presenta problemi. Due spingono per partire, io vorrei restare ma poi cedo e si parte. La cresta del Rosole è un supplizio: nebbia nera, tracce nascoste dalla neve e dal verglas: mi toccava scavare a cercare i segni dei ramponi sulle rocce...
Al colle del Rosole, sotto il Cevedale sono piu rilassato, TEORICAMENTE dovremmo esssere fuori dai problemi.. saliamo verso la vetta del Cevedale. Giungiamo su un rilievo con una croce,pensiamo sia la vetta del Cevedale, foto, quindi cerchiamo la discesa.. Procedevo tastando il terreno davanti ame col puntale della piccozza. non distinguevo fra nebbia e neve su una crestina esile e affilata. Dopo una decina di metri la cresta si interrompe: la picca non sente nulla ed il vuoto è intono a me. torno indietro . non capisco dove siamo. Sul Cevedale c'ero stato qualche anno prima e dalla vetta la cresta proseguiva sino ad incontrare una evidentissima traccia che conduce al Casati. Qui la cresta era finita e dove si doveva andare.Col cellulare. chiamiamo il Casati, cerchiamo di spiegargli la posizione ma questo non capisce dove siamo, in compenso aziona la sirena, per indicarci la direzione. La sentiamo e ci dirigiamo in quella direzione, ma il pendio precipita vertiginosamente verso il basso: provo qualche variante, ma non c'è nulla da fare. Scendiamo una cinquantina di metri, superiamo in discesa la terminale (sempre nella nebbia piu fitta) e qualche altro crepaccio, poi non sentiamo piu neanche la sirena.. richiamiamo il Casati , ma questo ci dice che la sirena è in funzione. Quando eravamo in alto non sentivamo la sirena proveniente dal Casati, ma la sua eco che rimbalzava dal Pasquale… .Chiamiamo il Vioz, il gestore è una guida e capisce al volo la nostra posizione: siamo neli guai e dobbiamo cavarcela da soli. Siamo fuori via, in una zona di crepacci e seracchi, il tutto coperto da una trentina di cm. di neve fresca. Vengono fuori anche le carenze tecniche e psicofisiche dei miei compagni: mi sento addosso anche il peso della
responsabilità nei loro confronti. Scendo con molte, tutte le precauzioni possibili, non ostante tutto cado in crepaccio almeno una dozzina di volte, senza conseguenze fisiche, ma lo stress si accumula, dopo almeno 4 ore di discesa alla ceca, (la nebbia invece di diradarsi si infittiva sempre piu),sforiamo verso il basso la nebbia, vediamo in lontananza il Pizzini, ci sono ancora molti crepacci, ma adesso si vedono e si possono evitare. in breve (si fa per dire) siamo fuori dal pericolo. Quando sono fuori dal ghiacciaio mi levo i ramponi, e inzio a correre verso il basso, uno sfogo nervoso, come per allontanarmi piu in fretta possibile da quel posto maledetto.. Guardando il ghiacciaio, fin dove questo si perdeva nella nebbia, mi rendevoconto di quello che avevamo rischiato.
La foto a fianco rende PALLIDAMENTE l'idea del tempo che abbiamo trovato..

Sulla vetta del Cevedale.